L’ex campo di concentramento fascista di Casoli (1940-1943), luogo della memoria europeo.

Casoli, cittadina abruzzese in provincia di Chieti, si erge arroccata su una collina alla destra del fiume Aventino ai piedi del massiccio della Maiella. Nell’aprile del 1940 fu scelta dal ministero dell’Interno come luogo idoneo all’internamento di “ebrei stranieri”. Furono individuati due edifici principali per allestirvi il campo di concentramento per internati civili stranieri: le cantine di Palazzo Tilli, di proprietà dell’avvocato Vincenzo Tilli (capienza 100 posti successivamente ridotti a 50, data l’inagibilità del seminterrato) e alcune aule funzionanti nei locali dell’ex Municipio (a quel tempo sede della scuola di avviamento professionale con 30 posti). Le cantine di Palazzo Tilli si rivelarono umide e malsane cosicché il ministero dell’Interno decise di trasferire gli internati nella dépendance del palazzo, sempre di proprietà dell’avvocato Tilli, allora utilizzata come sala per spettacoli teatrali, cinema e feste della capienza di 50 posti. L’insieme di queste strutture costituirono il sistema del campo fascista di Casoli attivo dal 9 luglio 1940 fino all’8 settembre del 1943. La direzione del campo era sottoposta al podestà ed ai commissari prefettizi di turno. Il servizio di sorveglianza veniva eseguito, sotto la giurisdizione della Legione carabinieri reali di Ancona, da un sottoufficiale e sei carabinieri che risiedevano vicino al campo in un locale di “posto fisso” di fronte al fabbricato Tilli. Nei primi giorni di maggio del 1942, gli internati ebrei vennero trasferiti nel campo di Campagna (Salerno) e a Casoli arrivarono gli “internati politici”, per la maggior parte civili “ex jugoslavi” originari delle terre di occupazione italiana in Jugoslavia trasferiti dal campo di Corropoli (Teramo). Dopo l’8 settembre 1943, sotto l’occupazione tedesca dell’Italia, nove degli ebrei internati a Casoli furono deportati e sterminati ad Auschwitz; un altro invece fu assassinato alla Risiera di San Sabba (Trieste).

Il 27 gennaio 2018 il Comune di Casoli ha apposto una targa contenente tutti i 218 nomi degli internati civili “ebrei stranieri”(108), e degli internati politici “ex jugoslavi” (110) – così definiti dal regime fascista – che tra gli anni 1940 e 1943 furono internati nel campo di concentramento di Casoli ed ha dato il nome di Piazza della Memoria allo spazio antistante i luoghi dell’ex campo fascista.

Bibliografia
Giuseppe Lorentini, “L’ozio coatto”. Storia sociale del campo di concentramento fascista di Casoli (1940-1944), Ombre corte, Verona 2019